Votazione popolare del 13 febbraio 2022
SÌ all’iniziativa «Sì alla protezione dei fanciulli e degli adolescenti dalla pubblicità per il tabacco»
Ogni anno si stima che in Svizzera 9500 persone muoiano a causa del fumo: più del doppio delle morti dovute al COVID nel 2021. E i relativi costi per la società (costi della salute e perdite economiche) ammontano a 4–5 miliardi all’anno, circa il budget dell’esercito. Viste queste cifre, il divieto della pubblicità per il tabacco è più che giustificato. I giovani sono particolarmente influenzabili dalle pubblicità, che sono ancora presenti in tutta una serie di luoghi. Certo, la gente continuerà a poter fumare e le aziende del tabacco a poter produrre sigarette, ma almeno sarà più difficile spingere i giovani cominciare.
NO all’iniziativa «Sì al divieto degli esperimenti sugli animali e sugli esseri umani»
Diciamo no al divieto perché, per quanto spiacevole possa essere la realtà della sperimentazione animale, essa è un male necessario. La legislazione svizzera è una delle più restrittive al mondo e già oggi assicura che questi esperimenti vengano condotti solo laddove non vi è un’alternativa valida. Se rinunciassimo a questo mezzo, innumerevoli ricerche dovrebbero essere interrotte e il processo della medicina rallenterebbe notevolmente. Inoltre, il divieto di importare medicinali sviluppati avvalendosi della sperimentazione animale creerebbe un divario tra cittadini ricchi, che potrebbero andare all’estero e pagare per curarsi con nuovi medicinali, e cittadini meno abbienti, che non avrebbero questa possibilità. Infine, numerosi posti di lavoro ad alto valore aggiunto legati all’industria farmaceutica e alla ricerca verrebbero senza dubbio spostati all’estero.
Questa proposta ci ha divisi e per questo lasciamo libertà di voto. Da un lato riconosciamo che la tassa di bollo è una tassa poco sensata poiché va a penalizzare aziende che vogliono investire e aziende che magari sono in perdita. D’altro canto, questa tassa tocca principalmente aziende di grandi dimensioni, dunque spesso solide, e la sua entità è relativamente modesta. Inoltre, dopo l’indebitamento record degli enti pubblici per rispondere alla pandemia non ci sembra il buon momento per privare le casse federali di ulteriore gettito fiscale. Soprattutto se consideriamo che negli ultimi anni la tassazione per le aziende non ha fatto che diminuire.
Anche qui ci siamo trovati divisi e dunque lasciamo libertà di voto. Dall’avvento dei social media i giornali e altri media locali hanno perso gran parte delle loro entrate pubblicitarie e oltre 70 giornali svizzeri sono falliti. Senza intervento statale la qualità dell’informazione rischia di precipitare perché il giornalismo non genera sufficienti introiti. Insomma, il mercato va corretto, perché l’informazione di qualità è centrale per il buon funzionamento della democrazia. D’altro canto, gran parte dei milioni di questo pacchetto vanno a sostegno dei media cartacei, una forma di media ormai obsoleta. C’è anche il timore che una percentuale importante di questi soldi vadano a finanziare gruppi mediatici di grandi dimensioni, che non hanno veramente bisogno di questo denaro. Si teme anche che invece di usare questi soldi per migliorare la qualità dei loro servizi, questi gruppi si limitino ad aumentare i profitti o a distribuire più dividendi agli azionisti.